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Le cose facili

Rendere le cose facili. Che si tratti di parole,

di segni, di oggetti o di architetture, tutto è fondato sulla sinteticità e la chiarezza, sulla leggibilità immediata, sull’evidenza delle regole, anche quando sono trasgredite. Il segreto è nel nascondere lo sforzo della creazione, l’artificio dell’aggiustamento, l’ambiguità del compromesso; non c’è bisogno di troppe spiegazioni. Del resto sono le cose poco

chiare a richiedere spiegazioni.
Usare le figure, e avere a che fare con le cose.

A chi la guarda con attenzione, una cosa, scelta per simpatia, mostra caratteri che altri non saprebbero vedere. È se stessa e molte altre cose, a partire da un suo aspetto peculiare. Quell’aspetto, isolato, studiato, manipolato,

è il centro di un gioco di invenzione. Maneggiare le cose e le parole, mescolando tecniche del progetto e del linguaggio - l’analogia, lo straniamento, la traslazione, l’amplificazione, la riduzione -, ottimizzando con poche consuetudini gli sforzi: data una regola,

fare variazioni; nata un’idea, togliere quello che c’è di troppo; usare quello che c’è e quello che si può fare; preferire l’ironia e lo spiazzamento; interpretare il lavoro come un gioco.

La versatilità, la sintesi, l’economicità,

la leggerezza sono la soluzione più facile

al problema.

Cercare la soluzione facile, secondo un’attitudine, ben coltivata, alla pigrizia,

è un modo per non complicarsi la vita.

Ma è principalmente un’abilità, e una filosofia, che ha a che fare con la riduzione della complessità a elementi semplici, o con il suo raggiungimento per progressiva complicazione. C’è del metodo nella ricerca della parola esatta, della forma giusta e della dimensione adeguata, dell’ordine più naturale e del sistema più versatile. Ci sono consonanze col metodo cartesiano e il pensiero orientale, amore per la logica e i suoi paradossi, affinità con l’arte e la letteratura del quotidiano, ma soprattutto c’è la familiarità elettiva con chi ha messo tutto questo nel mestiere del progetto:

Bruno Munari, Achille Castiglioni, Italo Calvino sono alcuni degli amici immaginari di un modo che conserva il pensiero magico dell’infanzia

e il suo culto per il gioco.

Fabrizia Ippolito

 

The Ease of Things 

 

Making things easier. Whether it’s through words, signs, objects or in architecture, everything is based on conciseness and clarity, on that which is immediately legible where the rules are visible, even when those same rules are broken. The secret lies in concealing the effort it takes to create, the artefice of arrangement, the ambiguity of compromise; there is no need for much explanation. After all, it’s only when there is a lack of clarity that one needs an explanation.

Using figures and working with with things.

For the careful observer, an object, chosen out of fondness, has qualities that others might not recognize. It’s what it is and much more, starting from its own uniqueness. This aspect, which has been isolated, studied and manipulated, is at the center of this game of invention. Working with things and words, mixing techniques of design and expression- analogy, alienation, translation, amplification, reduction- optimizing one’s efforts with a few common practices: a given rule and variations made, originating from an idea where what is in excess is removed, using what is present and doing what one can; prefering irony and displacement; seeing work as a game. Versitality, summary, economy and lightness lead to the easiest solution of the problem.

Searching for an easy solution by cultivating an attitude of laziness is a way of not over-complicating one’s life. However, it is principally an ability, a philosophy that has to do with reducing complexity to simple elements or by attaining it through progressive complication. There is a method in the search for the exact word, the right shape, the suitable size, the most natural order and the most versatile system. There is consonance between the Cartesian method and Eastern philosophy, a love of logic and its paradoxes, an affinity with art and reading the newspaper each day, but above all there is the easy familiarity with those who have incorporated all of these aspects into the craft of project design - Bruno Munari, Achille Castiglioni, Italo Calvino are but a few of the imaginary friends that share the same desire to hold fast to the magic of childhood and its cult of play.

 

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